«Prima mi pedini, poi fai la predica.» Trema di rabbia, non di paura. «Non eri qui per tuo fratello? Smettila di impicciarti dei miei affari», si infiamma dandomi uno spintone.
Osservo stupito il punto che ha colpito sul petto. Con lentezza calcolata e omicida, riporto lo sguardo su di lei. È ora di tarparle le ali della libertà.
«Disse il fiorellino rinchiuso in un giardino di sotterfugi insieme con me.» Non so nemmeno perché reagisco così. So solo che il sospetto e la collera guerreggiano nella testa. Non mi fanno capire un cazzo.
È perché l’ho inquadrata. Rosa, Tina. Le puttane sono tutte uguali e io ho appena deciso di smettere di tormentarmi. Magari ha avuto la faccia tosta di scoparsi l’intero cartello dei Gael, mentre io ero qui a bollire.
Stavolta sarò io a fotterla e non viceversa.
«La tua vita è affare mio. I tuoi contatti, chi ti scopi sono affare mio. Siamo l’uno il segreto dell’altra e se servirà tagliarti la gola per metterti a tacere, la reciderò per il bene di Mirida e di Felipe.»
«I vostri litigi mi hanno stufato!»
Le tappo la bocca con la mano. «Sssh», soffio trattenendo male la rabbia. Pianto le dita nelle sue guance per bloccarle persino la testa. Con estremo godimento le piego il collo indietro. Lo sguardo di Rosa tracima un terrore covato dal mio arrivo. Mi afferra il polso nello sforzo di strapparlo via.
«Credi che sia un gioco?» ringhio sottovoce.
Mugugna una risposta che non mi interessa. Sporgo il viso in avanti, sfioro il dorso della mia mano. Mi restituisce due biglie di acciaio. Identiche alle mie.
«Tu adesso ti impegni e mi porti dei risultati.» Un dito alla volta le libero la bocca. Ha le labbra gonfie e arrossate. Maledettamente vicine e invitanti. In questo momento voglio scoparla quasi quanto voglio ucciderla. E se realizzassi entrambi i desideri? La immagino cavalcarmi mentre le trascino una lama nel solco tra i seni.
«Mi stai chiedendo…» Inizia con un filo di voce e lo perde trasmettendomi il resto in testa.
«Di fare quello che serve», concludo per lei.
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