Ed eccomi qui con la seconda recensione di questa settimana su Tredici di Jay Asher, libro che ha inspirato l’omonima serie firmata Netflix del quale vi ho parlato nella rubrica dedicata alle serie tv.
Ho finalmente finito di leggere il libro, e come mi aspettavo, le differenze tra romanze e serie tv sono molte, ma allo stesso tempo irrilevanti, perché la storia cambia di poco.
Ve ne elencherò qualcuna in ordine cronologico prima di passare ad una piccola recensione, perché sapete già, grosso modo, di cosa parla, avendone già parlato nello specifico nell’altro articolo.
- Nella serie Tv Clay ascolta le cassette nel giro di 13 episodi, in chissà quanti giorni (Infatti tutti gli dicono che ci sta mettendo troppo tempo) interagendo anche con i ragazzi che le hanno ascoltate prima di lui, nel romanzo invece le ascolta tutte in una notte, senza che nessuno sappia nemmeno che ce le abbia lui;
- I racconti delle cassette non sono così lunghe come nella serie tv, ma in fondo Netflix doveva riempire più di 50 minuti di episodio;
- Nella serie tv Hannah si uccide tagliandosi i polsi con una lametta nella vasca da bagno, morendo così dissanguata, nel romanzo invece si impasticca di così tante pillole da morire per overdose.
e così via…
Come avrete capito la storia non è diversa di per se, ma dei dettagli diversi servono anche per attirare i lettori.
L’autore prima della pubblicazione aveva pensato ad un finale alternativo per il suo libro, che per una banale casualità è stato pubblicato 13 anni dopo la sua stesura, che è stato riportato nelle versioni ebook e cartacee del romanzo.
Non voleva che Hannah morisse, voleva che i suoi genitori la trovassero dopo che aveva già ingerito le pillole, e dopo averla portata in ospedale, lei sarebbe sopravvissuta per poi essere chiusa in un ospedale psichiatrico, nonostante tutti sapessero che non era pazza.
Ma poi si saranno accorti che il finale, che poi è stato pubblicato, avrebbe avuto più impatto.
Ciò che non è mai cambiata è la mappa e le tappe che Clay deve percorrere, e percorrerà, durante l’ascolto delle cassette sotto direttiva di Hannah.
Io vi consiglio vivamente entrambi perché ho adorato moltissimo sia il romanzo che la serie tv, soprattutto per il fatto che affrontano una tematica realistica e attuale, e anche se molti lo hanno sconsigliato perché dicono che istiga il suicidio, secondo me è assolutamente il contrario perché cerca di prevenirlo.
Alla prossima settima con un articolo sulla rubrica Serie Tv e buona festa dei lavoratori,
Miriam.