Un altro passo. Un altro ancora.
Si accorse di aver raggiunto il muro soltanto quando percepì il freddo del cemento premuto contro
la schiena. Adriano rimase a una distanza dignitosa, anche se Cat poteva sentire con chiarezza il
calore propagato dal suo corpo.
Si chinò su di lei e batté il palmo sulla parete, accanto al suo viso. Quel gesto le fece quasi schizzare
il cuore fuori dal petto. Il suo torace si gonfiava e sgonfiava a un ritmo frenetico.
«Puoi dirmi che ti faccio schifo, usarmi per fare ingelosire chi cazzo ti pare, darmi del bastardo,
dello stronzo, del pezzo di merda, tutto quello che vuoi… Però questo no» ringhiò feroce, troppo
vicino per respirare, troppo vicino per ignorare la sua voce vibrare di delusione o il suo profumo
aspro. Troppo vicino per non osservare i lividi sulla sua faccia.
«Non riesco a crederti» sussurrò Cat, scossa da sensi di colpa che forse non avrebbe mai ammesso.
Si schiarì la gola per far assumere alla propria voce un timbro più sicuro. «Delle cose che dici non
mi fido neppure della punteggiatura.»