Muori per me di Elisabetta Cametti
Buon inzio settimana Books Lovers,
Sono passati ormai un paio di mesi dalla pubblicazione di questo libro per piemme, ma finalmente anche io sono riuscita a completare la lettura e posso aggiungermi alla grande community delle persone che lo hanno letto, apprezzato, e ne hanno analizzato ogni dettaglio interessante. Sto parlando dell’ultimo thriller psicologico di Elisabetta Cametti, Muori per me.
Lei ne ha scritti altri libri di questo genere ma io posso basare la mia conoscenza dell’autrice solo sulla trilogia K, che è più un thriller “avventuroso” che psicologico. Anche lì però abbiamo quegli elementi che caratterizzano lo stile della Cametti. Io ho avuto la possibilità di conoscere di persona Elisabetta, ed è una persona dolcissima, super disponibile in ogni cosa e sempre pronta ad ascoltare le opinioni altrui sulle proprie opere.
Eppure ciò che scrive, questi ambienti cruenti, tossici per il nostro personaggio, Francesca, e i complotti, tutto questo mondo corrotto, che si distanzia molto da ciò che è realmente l’autrice, ci fa vedere chi è nel profondo Elisabetta Cametti, una persona che cerca di far prevalere le voci che hanno il diritto di essere ascoltate, che lotta per il giusto, una persona riflessiva come poche altre, ed è da qui che riesce a creare delle storie crude ma vere, che arrivano al lettore, che lo fanno riflettere, e che molto spesso lo fanno annuire durante la lettura, concorde con ahimè le cose negative che succedono nella vita di tutti i giorni.
Non voglio entrare nei dettagli della trama perché secondo me è una storia che va vissuta in prima persona perché altrimenti finirei solo per confondersi su particolari importanti e non farvi capire molte cose. Ciò che posso dire è che molte donne stanno morendo a causa di motivi che non hanno senso, motivi che non dovrebbero nemmeno essere pensati. Queste donne sono propense a rischiare molto per poter riuscire a raggiungere un po’ di notorietà, ma a quale prezzo? In fondo basta entrare nel giro sbagliato per non uscirne più.
Ed alla fine sono sempre le famiglie quelle che ci vanno di mezzo, che si chiedono dove hanno sbagliato, che soffrono senza riuscire a trovare una luce. Suspense e incertezze che in questo thriller toccano anche il lettore, come se fosse lui stesso dentro la storia. Ma in fondo è proprio questo lo scopo di un buon thriller psicologico, e se il genere fa per voi allora non fatevi scappare questa storia!
P.S. non so perché ma vi confesso che aver letto queste vicende che si svolgono per certi versi a Como, visto che la prima vittima è stata trovata sul lago di Como, mi hanno colpita ancora di più perché io da qualche settimana mi trovo proprio a Como. Il tutto mi ha fatto sentire ancora più vicina alla storia e ha fatto diventare le vicende, in un certo senso, ancora più veritiere.
Notte fonda, una ragazzina chiama la polizia: sua madre è scomparsa. Si tratta dell’assistente personale di Ginevra Puccini, una delle fashion blogger più famose al mondo. Il corpo di Julia viene trovato nelle acque del lago di Como, insieme a quello di altre quattro donne. I cadaveri presentano ulcere evidenti su pelle e mucose, una reazione allergica rara, causata da una sostanza sconosciuta, come accerta l’autopsia. Gli indizi, che puntano tutti a un unico colpevole, diventano una prova con la scoperta dell’arma del delitto.
Quando il caso sembra chiuso, però, sulle pagine social di Ginevra Puccini compaiono dei video sconvolgenti: lei conosce il nome delle vittime non ancora identificate, la loro storia e il gioco perverso che le ha uccise. Ma Ginevra non si trova. Potrebbe essere il carnefice o la prossima vittima. La cerca la polizia. La cerca la sua famiglia. La cerca chi vuole metterla a tacere.
Quelle immagini denunciano un sistema di corruzione e comando, rivelando la linea di sangue che conduce tra i rami di una famiglia potente e dentro una delle più importanti maison della moda internazionale. Dove forze dell’ordine e giustizia non sono mai riuscite ad aprirsi un varco, sono quei post a fare vacillare l’impero.
Perché c’è una voce che i soldi e il potere non possono ridurre al silenzio, quella che rimbalza sui social network e diventa virale. Una voce che neanche la morte può fermare.
